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Porridge Radio

Clouds in the Sky They Will Always Be There for Me

Secretly Canadian
18 Ottobre 2024
di Andrea Riscossa

A volte per scrivere dei dischi serve “starci assieme”, serve averli nelle orecchie per un po’, perché diventino leggibili, perché nascano idee e associazioni, mentre le canzoni lentamente si depositano e maturano.

La mattina dopo il primo ascolto, mi sono svegliato con Anybody nella testa. Mi succede di solito che una qualche canzone risalga da memorie antiche, che mi perseguiti per un po’ fino a costringermi all’ascolto. Raramente con i dischi nuovi, quasi mai ai primi ascolti. Questo non significa che il lavoro dei Porridge Radio sia incredibilmente pop, catchy e un po’ paraculo, sarà questione di affinità, o di intensità, certo è che questo è ottimo disco, diverso da quelli precedenti, anche se in continuità, e che rappresenta quello che si può serenamente definire “un passo avanti”.
Spiego.
Lontani dal palcoscenico mainstream, i Porridge Radio (in breve) sono un gruppo formato esattamente dieci anni fa dalle parti dell’Università del Sussex, subito acclamati dalla critica britannica, hanno sfiorato un Mercury Prize, e sono entrati nella top 40 con il loro terzo album del 2022.

Clouds In The Sky They Will Always Be There For Me è la loro quarta fatica.
L’album inizia il suo percorso un anno fa, quando la cantante, leader, compositrice e motore primo Dana Margolin si ferma dopo un lungo periodo di tour e inizia a prendere forma partendo dalla riflessione sul rapporto tra arte e lavoro, tra fase creativa e gli obblighi che un gruppo musicale deve portare avanti. Si aggiunga la fine di una relazione breve ed intensa e un burnout conclamato e si avrà la ricetta perfetta per creare un gran disco.

Il 2023 è stato quindi un anno dedicato a creare il sostrato su cui far crescere il nuovo lavoro della band, che ha visto Dana tornare a dipingere, a comporre colonne sonore, a partecipare a serate open mic (come agli esordi della band, dieci anni prima) e, soprattutto, a comporre poesie.
Un approccio diverso alla scrittura è ben visibile all’interno della tracklist dell’album, così come molteplici sono gli scorci che le canzoni offrono, a testimonianza di un periodo difficile ma produttivo, che ha portato contrasti e dissonanze utili per allargare il proprio sguardo su mondo, arte, sentimenti. 

Il disco che nasce da questo brodo primordiale è incoerente e viscerale, parte forte, accelera e poi si ferma a riflettere, ha pezzi veloci e urlati e mette le ballad in fila a fine album, fa mille giri ma sigilla il pensiero con l’ultima traccia in cui si dichiara:

“I’m sick of the blues
I’m in love with my life again
I’m sick of the blues
I love you more than anything else”

E poco importa se “l’altro” sia d’accordo, qui importa lo slancio, l’attitudine.
La Margolin è stata supportata dalla band che si è raccolta a vita monastica negli studi a Frome, vivendo sotto lo stesso tetto per tutto il periodo delle registrazioni, come ai tempi dell’università, sotto l’occhio vigile e attento dell’ingegnere del suono dei Big Thief, Dom Monks,che ha prodotto l’album “rubando” le registrazioni alle session che la band teneva in sala, tenendo fede a quella che è l’anima dei Porridge Radio: una piccola e precisa macchina da live.

Clouds In The Sky They Will Always Be There For Me, come dicevo, è un album “montato” in modo particolare, che inizia con Anybody, che apre il disco, un pezzo lento ma che va in crescendo, in modo sgraziato e goffo verso un flusso di coscienza in perfetto stile Porridge Radio, in cui sembra che la canzone prenda possesso della cantante, quasi che non ci sia più controllo. Stesso paradigma con la seguente A Hole in the Ground, e la successiva Lavender Raspberries, tutte simili in filigrana, declinate in modo diverso, ma sempre i Porridge-in-crescendo, quasi a sfiorare il caos dei Black Country, New Road, anche se a casa Margolin le canzoni si stratificano per accumulo, senza grazia, sanno di poesia e di sudore.
La Van Etten invece sembra la musa di riferimento in God of Everything Else, ma è un’llusione, perché la seguente Sleeptalker è la più autorefenziale dell’intero disco. You Will Come Home è l’ultima traccia del primo blocco, poi tutto cambia: Wednesday, In a Dream, I Get Lost, Pieces of Heaven sono una lenta discesa nell’intimo della Margolin, una lunga frenata prima della soluzione finale di Sick of the Blues, che è pura gioia indie, chitarre e tromba, che è un inno al diritto di essere felici, nonostante tutto, nonostante le avversità, nonostante terremoti, inondazioni e cavallette. 

L’amicizia, il tempo per sé stessi, fare quello che amiamo, quello per cui siamo portati, spendere i nostri talenti e farli fiorire, accorgersi che siamo più delle relazioni che abbiamo e che non avremo più, ritornare alla vita dopo un crollo. Questo è quello che i Porridge Radio hanno inserito in questo album. Con la consapevolezza che le nuvole, lassù in cielo, saranno sempre a disposizione per aiutare i nostri pensieri a scorrere veloci e leggeri.