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Tag: Music

Cimini @ Locomotiv Club

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• Cimini •

Locomotiv Club (Bologna) // 08 Dicembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

L’8 dicembre è stato un sabato sera diverso da tutti gli altri.

È stato il sabato sera dell’ultima tappa del Tokyo tour di Cimini, ma definire il live come una semplice data di chiusura, dopo 80 tappe, è del tutto riduttivo.

È stato molto di più.

Molto più del classico concerto a cui siamo abituati, sembrava una rimpatriata di persone che si vogliono bene e si ritrovano dopo tanto tempo a condividere lo stesso spazio vitale.

Siamo al Locomotiv Club di Bologna, città adottiva dell’artista e siamo in tanti. Dico “siamo” perché è stato come se fossimo tutti cantanti, tutti Cimini.

Tutti con lo stesso entusiasmo addosso, con la voglia di far sentire importante l’artista che a sua volta invece, non ha fatto altro che far sentire importanti noi.

È stato uno scambio equo di emozioni forti, di emozioni vere.

Più di una volta, il palco è stato “invaso” sia dalla band de Lo Stato Sociale che dal pubblico preso per mano da Federico (Cimini ndr) e fatto salire tra microfoni e batterie.

E allo stesso tempo, Federico scendeva giù dal palco, per ballare e cantare con i suoi fan.

È stato qualcosa di straordinario, un clima di festa, dove ogni singolo successo è stato intonato a gran voce.

Da tutti. Indistintamente.

Da A14 alla Legge di Murphy. Da Buongiorno a Una cosa sulla luna.

E poi la mia preferita Tokyo, che ha aperto e chiuso lo show.

È bello assistere ad un concerto da soli, (come nel mio caso sabato) ma in realtà non sentirsi soli neanche un attimo.

Ed è bello sapere che hai accanto persone come te, con la tua stessa passione, ma la cosa più bella in assoluto credo sia quella di avere anche di fronte una persona proprio come te, che con il suo essere spontaneo e quasi un po’ timido di fronte a tutto quell’amore, annulla ogni barriera.

E infatti non ce n’era neanche una.

C’è stato anche un momento di riflessione sulla brutta vicenda accaduta ad Ancona, proprio per lanciare un messaggio positivo e per celebrare il concetto di “insieme” e di non aver paura, ma di fare in modo che certi episodi non accadano mai più.

La musica dev’essere solo condivisione di felicità. E così è stato.

Prima che iniziasse lo show ho avuto la gioia  e l’onore, di poter fare due chiacchiere con lui in camerino, ed è stato bellissimo.

Non vedo l’ora di raccontarvi tutto.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Claudia Venuti

Foto: Marianna Fornaro (Locomotiv Club)

 

Grazie a Garrincha e Locomotiv Club[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10193,10190,10195,10196,10192,10197,10191,10198,10194,10200,10199,10201″][/vc_column][/vc_row]

Giorgio Canali & Rossofuoco @ Kalinka

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• Giorgio Canali & Rossofuoco •

Kalinka Arci (Carpi) // 07 Dicembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Faccio subito una premessa: sono di parte.

Ciò non significa che non sarò obiettivo nel racconto di quello che ho vissuto ma, semplicemente, sono convinto che per raccontare bene una storia la devi vivere, conoscere, devi prendere posizione, come fosse un reportage di guerra; ti ci devi immergere.

Ed è quello che ho fatto mentre fotografavo Giorgio Canali & Rossofuoco al Kalinka Arci di Carpi questo venerdì, ed è quello che sto facendo ora mentre scrivo queste righe.

Sono arrivato al Kalinka senza alcuna aspettativa, nonostante conosca Giorgio e la sua musica corroborante e intensa da anni ormai.

Sono le 22,30, il club si riempie lentamente ed attendo l’inizio dei concerti con qualche immancabile birra. Opening act è Prevosti, un ragazzo di Vicenza munito di acustica e la sua voce tranquilla ma sicura.

Inizia dopo circa un’ora, qualche brano e inaspettatamente salgono sul palco Giorgio Canali e Steve Dal Col per accompagnarlo in un paio di pezzi.

Poi torna il buio e il silenzio, che precederà l’inizio del concerto dei Rossofuoco. L’ultimo album della band, di cui spero di poterne parlare a parte, ha un titolo insolito e sinistro e pare uno schiaffone diretto che lascia poco spazio all’immaginazione: “Undici canzoni di merda con la pioggia dentro”.

E allora l’intro non poteva che essere un suono sordo e costante di tuoni e pioggia. Ma senza merda.

Giorgio e la band salgono on stage, è tutto rosso e tutto nero, atmosfera lisergica.

Alla batteria troviamo il solito “martello” Luca Martelli (Litfiba, Atroci e Mezzosague, ndr) batterista dei Rossofuoco dagli esordi, poi Marco Greco, altro storico componente, al basso mentre alla seconda chitarra Steve Dal Col (già Frigidaire Tango).

Si parte subito con i pezzi del nuovo album, Aria Fredda del Nord e la sarcastica e lucida Piove Finalmente Piove.

Gli avventori del Kalinka sono un gruppo eterogeneo di tutte le età, dai vecchi aficionados dei CCCP e CSI alle “nuove leve” pronti a farsi spettinare dalle chitarre noise di Canali e dal trapano instancabile di Martelli.

Giorgio è senza ombra di dubbio in forma, forse come non lo avevo mai visto prima e le canzoni si susseguono veloci. In scaletta molti pezzi dal nuovo album, intervallati da qualche inaspettato brano; fuori molte perle che in realtà non mi sarebbe dispiaciuto sentire.

Emilia parallela, lampante richiamo a quella paranoica dell’ex compagno (in tutti i sensi) Ferretti, è una mitragliata sanguinante e meravigliosa dalla quale, ebbene sì, la merda in faccia ti arriva!

Poi Messaggi a Nessuno calma le acque e ci trasporta nel mondo di Canali e delle sue parole. Parole che conosciamo tutti ma che evidentemente lui riesce a darne un ordine tale e un senso che ti viene da dire: porca di quella puttana!

Parafrasando Agnelli verrebbe da dire: ho tutto intesta ma non riesco a dirlo. Ecco. Canali ci riesce benissimo invece.

L’italiano è una lingua meravigliosa e Canali, tra una bestemmia e un “merda” ne è pieno padrone. Insomma frasi come “..puoi inseguire le nuvole che corrono incontro al loro destino, precipitare leggero come la pioggia di Marzo, sperando di caderti vicino” hanno un potere incredibile, disarmante e non puoi che rimanerne rapito, avvolto.

Pelle d’oca.

Lo show continua veloce e graffiante, i suoni sono ottimi, la voce di Giorgio è chiara e la rabbia, la denuncia, il rifiuto escono tutte insieme in un amalgama di suoni e luci e parole.

Parole sì, le parole sono importanti. Canali non le manda a dire. E non ama particolarmente i cori!

Lo noto in particolare a fine concerto, quando partono le note di Precipito, brano che amo, conosciuto praticamente da tutti i presenti, che si lasciano andare in cori da stadio.

Ebbene succede che Canali cambia le dinamiche vocali, anticipando o posticipando i versi spiazzando tutti noi. Fanculo i cori, io la canto come cazzo mi pare, sta pensando Giorgio! Quel burbero buono di Giorgio!

Tanto burbero da incazzarsi alle richieste del pubblico di suonare questo o quel pezzo: “Non sono un cazzo di jukebox”, tuona al microfono!

Ma poi alza il calice e brinda con noi!

E così si arriva alla fine, dopo quasi una ventina di brani, intensi, diretti come coltellate, senza ruffianismi ma con la sincerità che da sempre lo contraddistingue.

Come ho scritto all’inizio sono di parte, è vero, ma è incontrovertibile che Giorgio Canali e i Rossofuoco siano una delle realtà più apprezzabili e genuine della scena musicale italiana.

Canali ha ancora molto da dire e con questo nuovo album e questo concerto lo ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno.

Si meriterebbe sicuramente l’ascolto di un pubblico più vasto ma che importa, va bene così e ce lo prendiamo con il suo pessimismo urticante e verace, o come lo definisce lui stesso “nichilismo cosmico”.

Fanculo i compromessi, fanculo i buonismi, fanculo il politicamente corretto, fanculo il mainstream, fanculo tutto e fanculo anche a questa recensione che dice e tutto e dice niente.

Ma soprattutto, vaffanculo le cicale (cit.)

 

SETLIST (accurata al 99%)

intro
Aria fredda del nord
Piove Finalmente Piove
Morire di Noja
Verita la Verità
Estaate
Falso Bolero
Undici
Emilia Parallela
Come Quando Fuori Piove
Messaggi a Nessuno
Fuochi Supplementari
Mostri sotto al letto
Ci Sarà
Vai Vai
1000
Bostik
Lezioni di Poesia
Nuvole senza Messico
Lettera del compagno Lazlo al colonnello Valerio

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto e Testo: Siddartha Mancini

 

Grazie a Locusta Booking e Big Time[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10168,10169,10170,10181,10175,10183,10171,10186,10178,10172,10173,10174,10184,10176,10177,10179,10180,10182,10185″][/vc_column][/vc_row]

Ernia @ Locomotiv Club

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• Ernia •

Locomotiv Club (Bologna) // 07 Dicembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Fa tappa anche al Locomotiv Club  di Bologna il 68 tour di Ernia.
Tra i più  promettenti rapper della new age Matteo Professione, in arte Ernia, porta sui palchi di tutta Italia il suo secondo e attesissimo album 68, che sulla scia del precedente Come uccidere un usignolo/67 (già certificato disco d’oro) consolida il successo ottenuto dall’artista negli ultimi anni.
Un’ adolescenza burrascosa vissuta nel Quartiere T8 di Milano, una profonda amicizia con Tedua e un passato nella Troupe D’Elite, gruppo alternative hip-hop in cui entra a far parte con Ghali sotto Tanta Roba (etichetta indipendente di Guè Pequeno).
Sono tutte le carte con cui il rapper classe 1993 si presenta come solista alla scena rap italiana nel 2016.
Ernia con i suoi testi complessi e il suo linguaggio ricercato sembra in grado fin da subito di mettere in luce una faccia della trap italiana mai emersa prima.
Un lato cupo e riflessivo che non siamo abituati ad associare a questo genere di artisti ma ampiamente apprezzato dai fan del genere che si sono presentati numerosi anche al live di Bologna.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Matilde Manara

 

Grazie a Locomotiv Club[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10164,10161,10162,10159,10160,10163,10165″][/vc_column][/vc_row]

As I Lay Dying @ Locomotiv Club

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• As I Lay Dying •

+
| Erra | Bleed From Within |

Locomotiv Club (Bologna) // 06 Dicembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Questa sera, finalmente la tanto attesa data degli As I Lay Dying al Locomotiv Club di Bologna. In apertura Erra e Bleed From Within, apripista da dieci e lode al grande sold out odierno.

Un sold out appunto che è un vero trionfo per gli As I Lay Dying, in un Locomotiv Club dove il clima infuocato fa pensare più ad un inoltrato agosto che ad una serata di inizio dicembre.

E così qui sono tutti carichi per gli As I lay Dying, band di San Diego fondata nel 2001 con 6 album in studio alle spalle, ultimo tra i quali Awakened del 2012.

Nuovo album in uscita inoltre per loro, anticipato dal singolo My Own Grave che ha incendiato l’estate 2018 facendo salire l’hype per il nuovo attesissimo lavoro.

Un pubblico emozionato per aver finalmente sentito un gruppo che non suona da diversi anni e un concerto “bomba”, anzi, più esplosivo di una bomba, dove i meno carichi probabilmente erano proprio gli addetti ai lavori, impegnati a recuperare i ragazzi dopo lo stage diving.
Con una scaletta che ripercorre i più grandi successi, il gruppo metalcore che talvolta ha anche toccato favolose vette melodiche, sale sul palco tenendo tutti gli sguardi ancorati verso di loro.
E le gole, quelle, domani saranno probabilmente distrutte. E forse qualcuna sarà anche afona.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

SETLIST:

 

INTRO – WASHED AWAY

MEANING IN TRAGEDY

AN OCEAN BETWEEN US

THROUGH STRUGGLE

WITHIN DESTRUCTION

FORSAKEN

THE SOUND OF TRUTH

CONDEMNED

ANODYNE SEA

THE DARKEST NIGHTS

A GREATER FOUNDATION

MY OWN GRAVE

FOREVER

SEPARATION

NOTHING LEFT

94 HOURS

CONFINED

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Foto: Luca Ortolani

 

Grazie a Hellfire Booking Agency[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10067,10066,10068,10088,10071,10089,10074,10070,10072,10078,10082,10075,10079,10076,10080,10083,10087,10077,10090,10084,10085,10086,10081,10069,10091″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 

ERRA

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10098,10092,10095,10100,10093,10102,10101,10099,10096,10103,10094″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 

BLEED FROM WITHIN

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Gli U2, Dublino e l’Europa

Questa storia comincia circa un anno fa: è il 21 novembre 2017 e preordino il vinile di Songs of Experience per avere diritto al codice di accesso alle prevendite del tour degli U2 in anticipo rispetto alle vendite generali. Non posso restare senza biglietto.

22 gennaio 2018. È il fatidico giorno. Scatta l’ora X, metto i biglietti per il parterre nel carrello e vado avanti. Si carica la pagina. “I biglietti che hai selezionato non sono più disponibili”.

Sono rimasti soltanto quelli da più di 200 €, che non posso spendere, e quelli a visione limitata.

Per non restare senza opto per questi ultimi.

Pochi giorni più tardi vengono annunciati nuovi concerti, tra cui ulteriori a Milano e Dublino.

31 gennaio 2018. Aprono le prevendite per le date annunciate successivamente. Ci riprovo per Milano, con gli stessi risultati. Questa volta lascio perdere, in fondo i biglietti ce li ho già.

Poi comincia a frullarmi una strana idea nella mente: Dublino. Ultima data del tour. Nella loro città

Il parterre è ancora disponibile. Ma ho già i biglietti per Milano, non ha senso

“Sticazzi!”, penso, “li rivendo”. E mi ritrovo con un volo e un alloggio da dover prenotare.

10 novembre 2017. Arrivato alla 3 Arena vengo accolto da una folla di persone ammassate contro le ringhiere. La band sta passando e firmando autografi. Riesco a scorgere la testa di Bono attraverso lo schermo di un cellulare.

Le possibilità di avvicinarsi sono nulle e mi avvio verso l’ingresso per provare a prendere un posto decente.

All’interno la prima sorpresa: il fondale del palco è nero. Niente schermo né scenografia.

Gli schermi sono disposti lungo la passerella, su entrambi i lati.

Alle 20.30 si spengono le luci. Scorrono immagini di città distrutte durante la seconda guerra mondiale, accompagnate dal monologo di Charlie Chaplin in Il Grande Dittatore.

Poi parte The Blackout.

Le sagome di Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr. sono proiettate sui ledwall, ma sul palco non c’è nessuno.

Passa un po’ di tempo prima di rendersi conto che loro sono all’interno della struttura che sorregge gli schermi.

Il concerto diventa un racconto che parla della storia di quattro ragazzi di Dublino, sviluppandosi attraverso continui cambi di palco tra main stage, un palchetto rotondo posizionato a metà passerella e lungo la passerella stessa.

Passando per hit più e meno recenti arriva il momento di MacPhisto, l’alter ego diabolico di Bono, che anticipa l’esecuzione di Acrobat inserita in scaletta durante questo tour, per la prima volta in 27 anni.

 

IMG 20181110 213717

 

 

Da questo momento lo show diventa un inno all’Europa con immagini di esodi causati dalle guerre (durante una bellissima versione di Summer of Love con soltanto Bono e The Edge sul palco), di manifestazioni contro i neonazismi e neofascismi e il fondale del palco, prima nero, trasformato in una bandiera a stelle su sfondo blu.

Prima della fine c’è tempo anche per un tributo alla loro Dublino, con immagini della città proiettate durante City of Blinding Lights.

 

IMG 20181110 203358

 

 

“Paul is dead, I’m fucking Bono. That’s The Edge. Adam, Larry. And we’re the greatest rock and roll band in the Northside of Dublin.” E, forse visti i tanti non irlandesi presenti, anche in un pezzetto un po’ più ampio di mondo.

 

Dopo l’intenso bis si può uscire soddisfatti, nonostante alcune grandi assenti in scaletta, e andare a casa.

Però è sabato sera, e siamo a Dublino.

Un pub è la destinazione più probabile.

 

Testo e Foto: Mirko Fava

Nightwish @ Mediolanum Forum

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• Nightwish •

+ Beast in Black

Mediolanum Forum (Milano) // 04 Dicembre 2018

 

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

I Nightwish arrivano a Milano per l’unica data italiana del Decades Tour.
Non faccio in tempo ad entrare al Forum di Assago che si spengono le luci e i Beast in black, si impossessano del palco.Il loro power metal finlandese è l’ideale per scaldare gli animi dei presenti.
Coinvolgenti e con una serie di canzoni orecchiabili e che ti entrano in testa lasciano il segno anche in chi, come la sottoscritta, fino ad oggi non li conosceva.
Ma i veri protagonisti della serata sono i Nightwish che, dopo un anno di assenza dai palchi, tornano con uno show che ha creato grandi aspettative. La band finlandese propone una scaletta commemorativa che ripercorre i loro 20 anni di carriera.
I nostalgici lamenteranno l’assenza di Tarjia Turunem ma, a dirla tutta, la soprano Floor Jansen non è da meno. Voce potente e presenza scenica non indifferente: una vera valchiria.
Il gruppo parte subito alla grande con Dark Chest of Wonder; fanno fuoco e fiamme… In tutti i sensi.
La musica dei Nightwish è l’equivalente sonoro del Signore degli anelli: maestosa e potente. I video che accompagnano i brani, proiettati su un maxischermo, ti fanno immergere completamente nell’atmosfera magica ed epica che li caratterizza. Con Elan, ci ritroviamo nelle terre bucoliche della Contea, con Devil & the Deep Dark Ocean sembra di essere a Mordor, mentre Kingslayer ci catapulta nel mezzo di un’epica battaglia. I Nightwish giocano con i contasti accostando melodie celtiche a suoni duri, accompagnando il pubblico in un viaggio tra le loro canzoni ripercorrendo passo dopo passo le tappe della loro carriera.
La voce di Floor e di Marko Hietala ci accompagna per due ore tra headbanging, fiamme e fuochi d’artificio. Una scaletta interessante che ha visto l’assenza di alcuni tra i brani più noti della band, come Amaranth e Storytime, ma che funziona alla grande e che non ha deluso i tanti fan accorsi a sentirli. La chiusura del concerto è affidata a The greatest show on earth e Ghost love score; mentre una pioggia di coriandoli rossi cade sul pubblico e le fiamme esaltano i loro ultimi respiri il concerto arriva alla sua fine. Uno spettacolo per gli occhi.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Laura Losi

Foto: Mirko Fava

 

Grazie a Vertigo[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10013,10016,10031,10014,10020,10028,10015,10027,10017,10021,10032,10024,10023,10025,10018,10030,10022,10019,10026,10029″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

 

Beast in Black

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”10038,10039,10040,10034,10037,10035,10036,10041,10042,10043″][/vc_column][/vc_row]

Le Luci Della Centrale Elettrica @ Teatro Massimo

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Le Luci Della Centrale Elettrica •

Teatro Massimo (Pescara) // 02 Dicembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Di tutto restano tre cose: la certezza che stiamo sempre iniziando, la certezza che abbiamo bisogno di continuare, la certezza che saremo interrotti prima di finire. Pertanto, dobbiamo fare: dell’interruzione, un nuovo cammino, della caduta un passo di danza, della paura una scala, del sogno un ponte, del bisogno un incontro.Fernando Sabino.

Domenica 2 dicembre è andata in scena sul palco del Teatro Massimo di Pescara la quinta data di quello che sarà l’ultimo tour de Le Luci della Centrale Elettrica, dopo dieci anni di attività.

La scelta solenne dei teatri, appunto, per celebrare un anniversario importante e per ripercorrere le tappe di un progetto musicale, culturale, artistico, intrapreso nel 2008. Tra la Via Emilia e la Via Lattea.

È stato proprio Vasco Brondi a leggere la citazione con cui ho scelto di iniziare. La sintesi perfetta dello spettacolo a cui ho assistito. La lancetta segna le nove quando si alza il sipario su una scenografia essenziale, arredata unicamente dagli strumenti.

Ecco entrare ad uno ad uno i musicisti e posizionarsi: Rodrigo D’Erasmo al violino e al piano, Andrea Faccioli alle chitarre, Gabriele Lazzarotti al basso, Daniela Savoldi al violoncello e Anselmo Luisi alle percussioni. In prima linea, Vasco Brondi che, subito dopo aver eseguito Coprifuoco, saluta il pubblico del capoluogo abruzzese, instaurando quel profondo dialogo che ha contraddistinto il live.

Il tema che ha unito il susseguirsi di canzoni, aneddoti, racconti, poesie e letture è stato il viaggio. Primo fra tutti, quello che i brani de Le Luci portano inevitabilmente a fare.

Una commistione di immagini universali e particolari, scenari interspaziali che deflagrano, in uno zoom, su attimi di vita quotidiana, anche nei suoi risvolti più amari e dolorosi. Sinestesie, metafore, senso di identificazione.

Appaiono i parchi della città, i palazzi grigi, i sogni infranti sulle pareti. Una generazione in preda a domande sul proprio futuro, sul proprio destino. Risposte che talvolta si spezzano nella droga, nel senso di isolamento, nella dispercezione di se stessi.

E allora si prova a immaginare come possa essere la vita al di là, distante da lì. Fuori da un bar della Via Emilia che si trasforma nella Via Lattea. Lontani dal paese natale.

Si sale su un’auto, su un aereo, su una nave o su un gommone in balia delle onde.

<< Sapete… in questi anni sono giunto ad una conclusione che mi ha arricchito molto. Non sempre la soluzione migliore è quella di abbandonare la propria città. Io l’ho capito dopo aver girato tanto. E l’ho capito, in particolare, grazie a quelle persone che io chiamo maestri. I CCCP. Il loro motto era: “Non a Berlino ma a Carpi, non a New York ma a Modena”. Un giorno, con un paio di regionali, io e un mio amico siamo andati a Carpi. Volevamo capire cosa ci fosse di così speciale. Invece era quasi peggio di Ferrara…! Ecco, io ho capito che potevo fare qualcosa anche a Ferrara >>.

Il viaggio è anche interculturale. La letteratura, la poesia che prendono per mano la musica. Brondi legge dei passi di Roberto Bolano, scrittore cileno della metà del Novecento che ha narrato alcune vicende legate al Centro e Sud America, tra emisfero nord e emisfero sud, immergendole in una dimensione onirica.

Si ricollega così, alla canzone di De Gregori, ispirata dalla versione di Bob Dylan, Una Serie di Sogni.

<<Da un po’ di tempo a questa parte, prima dei concerti ascolto sempre questo brano. È una ricorrenza, una fissa, non lo so. Ma mi fa pensare esattamente a quello che provo quando sono qui >>.

Il tutto è amplificato dalla maestria degli arrangiamenti: il lamento malinconico del violino e del violoncello, il ritmo cadenzato delle percussioni e del basso, le chitarre che, da sempre, fanno da collante.

Non ne poteva mancare una, poi. La chitarra acustica consumata e vissuta, ridipinta chissà quante volte, con su scritto Le Luci Della Centrale Elettrica.

Ed è abbracciando solamente la sua chitarra che Vasco Brondi torna sul palco per l’encore.

<< Il pezzo che sto per eseguire l’ho scritto dieci anni fa. Si intitola La gigantesca scritta COOP ed era contenuta nel nostro primo disco che registrai in un container nelle campagne ferrarese dove di solito registravano solo gruppi metal. C’erano solo gruppi metal a Ferrara >>

ride

<< In quel momento ero fermamente convinto di quello che stavo facendo. Per me quelle canzoni erano qualcosa di importante. Allora partecipai anche a un concorso a Monselice. Uno di quei posti dimenticati da Dio, per uno di quei concorsi tipo alla Vanna Marchi. Dovevi pagare per partecipare. Ebbene, io anche pagando non riuscii a superarlo. Lì alcune delle mie certezze iniziarono a vacillare >>.

Il picco emozionale raggiunge le stelle con Per Combattere l’Acne. Si è creata una vibrazione potentissima tra palco e pubblico. C’è chi ha iniziato a cantare. C’è chi, vicino a me, ha percepito la scarica elettrica generata da quei fili scoperti che si ripetono nel testo.

Ed è stato un regalo grandissimo. Infine, il viaggio raccontato è quello dell’uomo, e non solo dell’artista, Vasco Brondi.

Prima di concludere, prende in mano l’ultimo disco, prodotto con l’artwork e le sembianze di un libro. Lo sfoglia, fino all’ultima pagina, sulla quale sono riportati tutti quei ricordi e quelle esperienze senza i quali non sarebbe stato l’Essere Umano di oggi.

Scorrono scene precise, simili a quelle delle sue canzoni: la prima volta che sua madre è andata ad un concerto e lui era ubriaco fradicio. Il messaggio di lei, a fine serata, “Sei stato meraviglioso”. Cantare con Manuel Agnelli, come nei suoi sogni.

Una sua frase su un muro di Catania. Riconoscere, tra i visi presenti, suo fratello che canta a memoria i suoi brani. Le luci che si accendono, il boato del pubblico che lo travolge tanto da spingerlo indietro, in uno spazio vuoto.

Quel vuoto che sta sempre lì, quello da cui escono le canzoni e che, in quel momento, è stato riempito.

Ieri sera Le luci della Centrale Elettrica e Vasco Brondi hanno illuminato quel vuoto. Lo hanno riempito di musica, di vibrazioni, di sogni, di energia positiva, di voglia di andare avanti.

La caduta è diventata una danza, la paura una scala, il sogno un ponte, il bisogno un incontro. Un incontro davvero indimenticabile.

 

Testo: Laura Faccenda
Foto: Davide Orlando[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9979,9981,9982,9983,9980,9984″][/vc_column][/vc_row]

Danko Jones @ Rock Planet

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• Danko Jones •

Rock Planet (Pinarella di Cervia) // 01 Dicembre 2018

 

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[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9929,9948,9922,9934,9939,9925,9926,9938,9931,9921,9944,9923,9935,9946,9924,9927,9928,9932,9933,9940,9937,9943,9942,9936,9945,9941,9930,9947″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Prima Donna

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Galeffi @ Locomotiv Club

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• Galeffi •

Locomotiv Club (Bologna) // 01 Dicembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Ad un anno dall’uscita del suo album d’esordio Scudetto, Marco Cantagalli in arte Galeffi è agli sgoccioli del suo Golden Goal tour.

Un anno intenso per il cantautore romano, che ieri ha fatto tappa, con la sua band al Locomotiv Club di Bologna.

Con la sua voce inconfondibile e quello stile che lo differenzia molto nell’attuale panorama Indie italiano, Galeffi ha regalato al suo pubblico un live così live in un’accezione e traduzione ampia del termine stesso, che è risultato impossibile non rimanerne affascinati.

A rompere il ghiaccio ci ha pensato la pianola, inseparabile compagna di Marco e probabilmente il suo posto sicuro sul palco, visto che molte delle canzoni in scaletta le ha cantate seduto lì: come Uffa che ha aperto lo show e Occhiaie che invece lo ha chiuso.

Nel bel mezzo del live, è arrivato anche un ospite d’eccezione: il leader de Lo stato sociale Lodo Guenzi, con il quale Galeffi ha cantato uno dei brani più famosi della band bolognese: Amarsi male.

E’ stato un momento particolarmente bello, non solo per il duetto in sé, ma perché tra uno scambio di battute col pubblico che cantava talmente forte da sovrastare le loro voci e i suggerimenti delle parole dimenticate, sembrava fosse più una prova generale fatta tutti insieme, di un probabile concerto immaginario, che un’esibizione perfetta e impeccabile, di quelle che prepari ore prima.

E infatti i due non avevano avuto nemmeno modo di provare il brano ed è stato bello così, nella totale improvvisazione del momento.

Chitarre e voci.

Tra giri in Pedalò e richieste di Puzzle da comporre, tra una Tazza di te e parole quasi impronunciabili come Mamihlapinatapai, quello che emerge in maniera prepotente da ogni testo di Galeffi non è solo l’originalità nel raccontare stralci di vita, pensieri e dubbi quotidiani di qualunque giovane ragazzo, ma ad emergere è soprattutto amore.

Amore che a volte manca, a volte torna, a volte sparisce e a volte ferisce.

Amore cantato con mille sfumature diverse.

I suoi testi cullano e curano l’anima di chi è tendenzialmente nostalgico per natura, ma allo stesso tempo romantico e sognatore e fanno quasi venire voglia di perdersi un po’, solo per il gusto di potersi poi ritrovare.

Riesce a raccontare in maniera talmente semplice le paure, che alla fine dimentichi quasi di averne.

Un grazie per aver fatto sentire anche a noi Tottigol  per 90 minuti di live.

E’ stata senza dubbio una gran bella partita, dove a vincere non è stato solo l’artista che ha avuto ancora un ottimo riscontro da parte del pubblico, ma anche del pubblico stesso, che ha la fortuna di riconoscersi e ritrovarsi nella musica di Galeffi.

Noi di Vez abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere nel suo camerino prima che iniziasse il live e presto troverete sul nostro sito il reportage di foto,video e intervista.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Claudia Venuti

Foto: Luca Ortolani

 

Grazie a Carlo C. e Leonardo G. | Magellano Concerti | Maciste Dischi |[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9771,9766,9768,9792,9791,9786,9781,9773,9793,9790,9772,9789,9769,9782,9770,9787,9767,9774,9775,9784,9777,9778,9779,9788,9780,9776,9783,9785″][/vc_column][/vc_row]

Prodigy @ Rds Stadium

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Prodigy •

| No Tourists Live |

RDS Stadium (Rimini) // 01 Dicembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Grazie Barley Arts. Grazie per aver incluso VEZ Magazine tra le riviste in accredito per quella che io definirei più una esperienza di vita che un concerto.

E siamo qui, io e il mio brother da una vita Michele Morri, a vedere un gruppo, The Prodigy, che fa parte di tutti noi cani sciolti (ndr).

Un gruppo di Braintree, UK, che dagli anni novanta è sulla scena con una sperimentazione musicale che li ha portati ad essere inseriti nel filone del Big Beat, genere totalmente British che propone un mix di rock, dance, psichedelia e techno hardcore.

Vorrei sottotitolare questo articolo con “Una serata con The Prodigy ovvero quella esperienza di vita che ti mancava”.

Sicuramente mancava a me questa esperienza, dato che seguo questo gruppo da che ne ho memoria e che nel mio adorato Velvet (vedere la maglietta di Morri per questa serata su Facebook, ndr) questo sound non poteva mancare mai.

Perché poi diciamocelo, chi di noi quasi quarantenni non associa qualche momento della propria adolescenza a un gruppo come questo?

E quindi vai a un loro concerto credendo di sapere quello che ti aspetta.

Fai la fila, attendi il tuo turno al controllo borse e zaini.

E fa freddo, regaz.

Poi entri e ti fai fregare dalla tasca 15 euro che avevi appositamente inserito a casa per comprare le birre.

E sino a qui, ancora inconsapevoli, si procede come d’abitudine.

Poi tutto cambia. Un’ora e mezza di concerto durante la quale tutti noi presenti abbiamo dato l’anima, le corde vocali e i menischi.

E se non fosse che il giorno dopo mi devo svegliare alle 5:30 per andare a lavorare, probabilmente avrei lasciato volentieri sulla pista anche qualche tendine rotuleo.

Mi sono sottratta, ahimè, al pogo selvaggio e non ne vado fiera, ma non mi sono sottratta ai salti e al ballo dalla canzone NUMERO UNO.

Quell’incipit anfetaminico di Breathe che ti spinge e ti tira e ti travolge.

E poi non ci capisci niente. E dici solo WOW.

E poi Voodoo People e verso il finale Firestarter e Smack My Bitch Up.

Luci, tante luci. Fumo e nebbia e ancora luci.

E quando tutto finisce realizzi che fino a poco prima eri proprio nell’occhio del ciclone, in un vortice spazio temporale che ti ha spettinato per poi lasciarti solo con un senso di vuoto a dover tornare miseramente a casa.

È così che mi sento, mentre punto la sveglia e mi chiedo se domani riuscirò ad andare a lavorare.

Grazie ancora gentile Barley Arts e grazie allo Staff dell’RDS Stadium, perché qui a Rimini, questa sera, ci siamo divertiti.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Testo: Sara Alice Ceccarelli

Foto: Michele Morri

 

Grazie a Barley Arts[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9815,9796,9800,9798,9805,9817,9799,9807,9801,9813,9808,9802,9806,9803,9814,9804,9809,9810,9797,9811,9812,9816,9818,9819,9820″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Slaves

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9830,9822,9826,9828,9831,9832,9827,9823,9824,9825,9829,9833,9834″][/vc_column][/vc_row]

Black Winter Fest 2018 @ Campus Industry Music

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Black Winter Fest 2018 •

Campus Industry Music  (Parma) // 01 Dicembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Gli affamati di metal ieri hanno trovato pane per i loro denti.

Al Campus Industry Music di Parma si è infatti svolta l’undicesima edizione de Black Winter Fest, festival metal nella sua anima più dura e cruda.

Dalle 15:00 si sono alternate sul palco del locale band internazionali provenienti da tutta Europa, in particolare dai paesi scandinavi, dove il black metal raggiunge forse il massimo spessore.

Tra queste alcune in Italia per la prima volta, come i finlandesi Antimateria o gli scozzesi Saor, mentre altri, come i norvegesi Tsjuder sono tornati dopo anni di assenza e come unica tappa nel nostro paese.

Il gruppo più acclamato, però, è stato l’ultimo ad esibirsi: i Marduk, che hanno presentato il loro ultimo album Viktoria.

Circa dodici ore di musica che hanno attirato numerosi fedeli, italiani e non, ad una manifestazione che sembrava più un rito pagano che un vero e proprio concerto.

Scaletta della giornata:

• Afraid of Destiny (Italia)
• Scuorn (Italia)
• Attic (Germania)
• Sojourner (Nuova Zelanda/Svezia/Italia)
• Antimateria (Finlandia)
• Saor (Finlandia)
• Acherontas (Grecia)
• Valkyrja (Svezia)
• Archgoat (Finlandia)
• Tsjuder (Norvegia)
• Marduk (Svezia)

 

Testo e Foto: Mirko Fava[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9849,9843,9842,9845,9850,9844,9847,9846,9848″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Tsjuder

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Archgoat

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Valkyrja

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Acherontas

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Saor

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Antimateria

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Sojourner

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Attic

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Scuorn

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Afraid of Destiny

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Editors @ Paladozza Bologna

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

• Editors •

Paladozza (Bologna) // 29 Novembre 2018

 

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Dopo il sold out di Torino all’interno del ToDays Festival, la band inglese torna in Italia per un’unica data a Bologna il 29 novembre.

La band, oltre ai successi degli album pubblicati sino ad oggi, presenta l’ultimo bellissimo lavoro Violence, pubblicato a marzo in Play It Again Sam e acclamato dalla critica internazionale.

Gli Editors sono una delle band più amate del rock indipendente mondiale, e stasera, salgono sul palco di Bologna con la formazione completa:

Tom Smith: voce,chitarra, piano

Russell Leetch: basso, sintetizzatore

Ed Lay: batteria

Justin Lockey: chitarra solista

Elliot Williams: tastiere, sintetizzatore, chitarre

Il concerto si apre con Andy Burrows che porta sul palco un terzetto di sole corde, basso, chitarra acustica e mandolino.

Burrows suona un rock classico, senza effetti speciali, fino a quando il pubblico si scalda per l’entrata in scena di Tom Smith per un duetto inaspettato, ma non troppo (i due in realtà hanno già collaborato bel progetto Smith & Burrows, ndr).

Ma si viene al sodo quando la formazione di Stafford sale sul palco.

Il suono diventa subito potente e caldo ed il pubblico è già con gli occhi incollati sul frontman.

Tom Smith è un leader carismatico e capace di attirare su di se l’attenzione per ogni istante del concerto con una presenza scenica permeante.

La voce riconoscibilissima, è più che mai capace di adattarsi ai ritmi dello show e a nuovi arrangiamenti di qualche successo.

L’ultimo album Violence, uscito a marzo 2018, non ha più bisogno di presentazioni dopo il grande successo ottenuto e quindi la band può permettersi di ripercorrere il suo passato per la gioia, mia e del pubblico, tra sessioni acustiche ed uso spinto dei sintetizzatori.

Una menzione speciale va all’ottimo show di luci che sono in grado di far sentire la platea parte integrante dello spettacolo, creando un’atmosfera coinvolgente di colori che ti porta direttamente sul palco.

 

SET LIST.

The Boxer

Sugar

Hallelujah (So Low)

All Sparks

An End Has a Start

Fingers in the Factories

Darkness at the Door

Salvation

Violence

No Harm

Bullets

A Ton of Love

Formaldehyde

Nothing

Nothingness

Ocean of Night

Blood

Papillon

Magazine

Encore:

The Weight (Acoustic)

Cold

The Racing Rats

Munich

Smokers Outside the Hospital Doors

 

Testo: Alessio Bertelloni

Foto: Carlo Vergani

 

Grazie a DNA Concerti[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row content_text_aligment=”center” css=”.vc_custom_1503314301745{padding-top: 10px !important;padding-bottom: 11px !important;}”][vc_column][edgtf_image_gallery type=”masonry” enable_image_shadow=”no” image_behavior=”lightbox” number_of_columns=”three” space_between_items=”tiny” image_size=”full” images=”9752,9753,9754,9755,9756,9757,9758,9759,9760″][/vc_column][/vc_row]