Come e quando è nato questo progetto?
Il progetto è nato nel 2018 dopo l’esperienza del mio EP solista pubblicato sotto le pseudonimo di Leo Lazz: dall’incontro di Antonio Montecucco e Fabrizio Solinas, che in quel periodo collaboravano con me, è nata Solid Records e a loro due è venuta l’idea di cambiare il nome in Lazzaro e fare un album. Da lì la voglia e l’intenzione di lavorare con Taketo Gohara come produttore artistico ha portato ad un’evoluzione impensabile di tutto il percorso.
Se dovessi scegliere una sola delle tue canzoni per presentarti a chi non ti conosce, quale sarebbe e perché?
Sicuramente Ancora un po’ di te, perché è il primo brano nella tracklist e anche il primo ad essere stato composto per È Ora di Andare, che è il titolo del disco. Il più viscerale, quello che raccoglie tutti i sentimenti che attraversano l’album: una ballad d’amore senza mai dirlo, un urlo soffocato mentre sto cercando di risalire dal fondo, che raccoglie la mancanza, la lontananza, la consapevolezza che si sta perdendo qualcosa ma in maniera matura, cercando sempre di mantenere qualcosa di vivo e la speranza di andare oltre. In ogni caso, di andare.
Cosa vorresti far arrivare a chi ti ascolta?
Dal punto di vista musicale la forza e la bellezza di ciò che abbiamo messo insieme ai grandi musicisti che hanno preso parte a questo progetto, perché è davvero stato suonato in ogni singola nota.
Dal punto di vista narrativo la verità di ciò che sto raccontando. Dare un messaggio forte, cercare sempre una possibilità, un’opportunità nei momenti difficili, per fare meglio e di più. Far passare l’idea che siamo materia in trasformazione e mai fermi, e questo può solo portare cose nuove.
All’inizio di questo lavoro Taketo Gohara mi disse immediatamente: “Se non sei autentico io non posso fare un disco, la gente percepisce sempre se non sei vero”.